“Chi è?”
“Mamma siamo noi” risponde papà.
Si apre il portone. Saliamo un paio di gradini, premo il bottone per chiamare l’ascensore. Quale arriverà? Quello lento, vecchio, con le porte rosse, o quello nuov… Si accende la luce dell’ascensore con le porte rosse. Si vede che l’altro, si trovava all’ultimo piano.
Saliamo, terzo piano e via. La porta è già aperta e sento odore di qualcosa di buono.
E’ la domenica di Carnevale, oggi mangeremo bello grasso, come tradizione vuole.
Smack, un bacio sulla guancia di nonna che mi accoglie sorridendo.
La tavola in sala da pranzo è già apparecchiata con la tovaglia ed il sevizio buono. Mio zio sulla poltrona che guarda la partita.
In cucina trovo mia zia che è tutta impegnata a finire gli ultimi piatti prima di sederci a tavola.
Mia nonna mi fa segno con la mano di avvicinarmi. “Guarda qua” Solleva la stagnola che copre un piatto. Sotto si nascondono le frittelle di ricotta. “Prendine una ora, che sono ancora calde”. Obbedisco, e quanto sono buone?
“A tavola!”
Frittelle di ricotta per cominciare. Mia nonna tira fuori dal forno la pasta coi cinque buchi, che si fa solo a Carnevale.
Un maccherone in cui un buco non bastava per raccogliere il ragù preparato alle cinque del mattino. E quindi, gliene hanno fatti cinque. Cotenna, costine, salsiccia, sono solo alcuni dei pezzi che per ore hanno cotto nel sugo fino a creare quel ragù. Ci si tuffano dentro “i maccarruna che cincu puttusa” e poi in forno a fare la crosticina, perché si sa: la pasta “incrastagnata” è più buona!
Un nodo di salsiccia, le patate che “come le fai fai, sono sempre buone”, e l’insalata per sgrassare.
Chiacchiere sia fritte che al forno, classiche ma anche ricoperte di cioccolato e pistacchio. E per finire qualche cannolo alla ricotta che non guasta mai.