Mangeresti queste mini cream tarts?

Ogni giorno siamo letteralmente tempestati da immagini, foto di cibi e alimenti che vogliono farci venir voglia di mangiarli. E quindi provare a fare la ricetta o scegliere quel ristorante per assaggiare quel piatto.

L’hashtag #foodporn ti dice qualcosa? Siamo abituati ad utilizzare la vista come mezzo principale per raggiungere poi, gli altri sensi.  Scorriamo la home di Instagram, vediamo un post e ci viene fame. Ma, c’è un ma. Siamo abituati a vedere tante immagini di cibo bello, che faccia gola, come magari possono essere queste cream tarts. Siamo sicuri basti solo questo?

Nel food design l’estetica conta, come sempre. Ma per estetica non si intende obbligatoriamente la bellezza.

Quali sono le caratteristiche che un piatto deve avere perché possa essere considerato bello ed appetitoso?

Che sia impiattato in chiave gourmet? Pochi elementi, posizionati in modo preciso e calcolato per creare un effetto wow. Oppure un bel piatto di lasagne della nonna, colmo fino all’orlo?

Se analizziamo ciò che oggi viene considerato bello e buono e quello che invece veniva servito come tale negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, viene la pelle d’oca. Ti basterà digitare so Google “piatti tipici anni 70, 80, 90” per capire di cosa sto parlando.

Pietanze che oggi farebbero venire il senso di vomito a chiunque, a quei tempi erano considerati i piatti di alta qualità e maggior bellezza, quindi li ritroviamo nei migliori ricettari del tempo e nei banchetti più lussuosi ed eleganti.

Possiamo dedurre che dietro a tutto ciò ha un ruolo importante e predominante l’aspetto psicologico. Lo stesso che frena molti dall’assaggiare un piatto solo perché di un colore non comune o non gradito alla vista.

Tempo fa, feci un sondaggio nelle stories del mio profilo Instagram: pubblicai la foto di un piatto di pasta con crema di melanzane, molto poco invitante. La crema aveva assunto un colore marroncino non piacevole alla vista. Ti assicuro però, che la pasta era buonissima. Chiesi ai miei followers se loro si lasciassero influenzare dal colore di un alimento. Il 53% delle persone rispose di sì. Indagando ancora, ho scoperto che un piatto di spaghetti colorati di rosa grazie all’utilizzo della barbabietola, possono far venire il mal di pancia ad una persona, che invece, mangiando la barbabietola come contorno, non riscontra alcun problema.

Bizzarro il nostro cervello, non credi?

Possiamo affermare quindi con certezza che la maggior parte delle nostre scelte alimentari (oserei dire quasi tutte) è influenzata, anzi guidata dalla nostra psiche.

Questo ci riporta al discorso del bello e del brutto, e mi sorge una domanda:

Perché qualcosa è considerata bella o brutta? Chi stabilisce se è l’uno o l’altro?

E ancora:

L’estetica è solo legata al bello, oppure può assumere un altro significato?

S p o i l e r

Nel food design, l’estetica non è solo legata al bello. Ma di questo ne parleremo nel prossimo articolo!